Sono un'altra persona

I teatro è un gioco. 
Un bellissimo gioco che se ti tocca, ti ammalia, ti fa suo, ti porta con se senza lasciarti possibile arbitrio decisionale, senza darti la minima possibilità di dirigerne il corso. 
Questo ho scoperto in questi soli trenta anni di passione, di emozione, di impegno, di unte sudate d'autore, di percorsi fluenti d'amicizia, di prese di posizione, a volte anche importanti, di spesati, di gioie, di poesia.
Il palcoscenico è una delle droghe più sane che una persona eccentrica come me potesse provare. Humus perfetto per mettersi in mostra, nel senso buono del termine e far capire alla gente il sano impegno sociale, il risultato di una semplice storiella che scuote gli animi e le coscienze, il coinvolgimento umano con tanti ragazzi strappati alla comune giornata.
Quattro pareti bianco sporco, o meglio sporcate dagli anni e dalle piazze del Salento.
Il solito tavolino antico,
Un divano fatiscente.
Un quadro della Madonna e di nostro Signore.
Una finestrella chiusa da una rumorosa catenina, dalla quale ognuno aspetta con ansia il previsto suggerimento. 
Il telefono con la “rotella” attaccato alla parete con un chiodo storto.
Un tappeto vecchio e completamente intriso di ogni polvere, lì per terra, quasi a voler difendere ogni passo o a salvare le ginocchia dei “teatranti peccatori”, da qualche misera ma fastidiosa scheggia di legno.
E poi, il profumo della gente.
Quell’aria leggera che soffia in Piazza castello alle nove e mezza di una sera d’estate che ricordo ormai “da ogni anno”.
Quell’emozione che spesso cerco negli occhi di chi per la prima volta sale sul palco e freme, si agita, asciuga le mani sudate sulla gonna antica di chissà quale nonna, o madre.
Mi concentro. Voglio stare da solo. Lo sanno tutti che Marco prima di andare in scena è strano. E’ incantato. Si trasforma.
Cerco soltanto una cosa. 
La mano del mio migliore amico.
Lui lo sa.
E mi cerca.
Il solito abbraccio sotto la luna, sotto il campanile, lasciandomi un velato profumo di “talco di vecchiaia”.
Sono in scena.
Sto bene.
Raggiungo un orgasmo: “Sono un’altra persona”.

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